sabato 29 novembre 2014

Omelia per la 1ª Domenica d'Avvento


Cari fratelli e sorelle, comincia questa domenica il tempo dell'Avvento, tempo di attesa e preparazione. Infatti, in esso ci prepariamo a festeggiare l’Incarnazione, l'evento più incredibile e meraviglioso della storia dell'universo intero: il Creatore che entra nella creazione; Dio Onnipotente puro Spirito che prende un corpo umano; l’Invisibile che si rende visibile e l'Infinito che si rende finito; Colui innanzi a cui “sussultano i monti”, che si fa bimbo poverello nel grembo della Santa Vergine.

Tempo di preparazione dunque, tempo di risvegliare i nostri cuori all'amore di Dio, che ha fatto e continua a fare grandi cose per noi. Infatti, noi tutti, oppressi dalle innumerevoli preoccupazioni di ogni giorno, ci troviamo spesso a correre affannati dietro a mille inutilità, dimentichi dell’unica cosa essenziale, dimentichi di Dio. E così facendo diventiamo ciechi e lasciamo che il nostro cuore si indurisca.
È questo il grido del profeta Isaia nella prima lettura: «perché Signore ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema?». Ed è esattamente quel che accade a molti che si dicono cristiani a parole, ma che nei fatti vivono senza alcun timor di Dio.
Attenzione, perché il timore non è la paura, né il terrore. Il giusto timore che dobbiamo coltivare in noi è il rispetto filiale e amoroso che un figlio deve avere nei confronti di suo padre, perché Lui è davvero e il nostro Padre e artefice: «noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, - dice ancora Isaia - tutti noi siamo opera delle tue mani» (Is 64,7).
Non c’è nulla di peggio che un cristiano dal cuore indurito, arido e senza alcun amore verso il proprio Padre Eterno. Infatti, questi finirà inevitabilmente per farsi beffe di Dio con la propria stessa vita, piegando la religione alle proprie idee personali e trascurando anche i doveri cristiani più elementari, come ad esempio la Santa Messa domenicale. Molti purtroppo pensano che non sia un peccato grave non andare a Messa la domenica, ossia che non sia un’offesa a Dio. Niente di più errato e per comprenderlo facciamo un esempio parlando di un argomento a cui tutti sono sensibili, il denaro. Un padre dona 168 euro al proprio figlio. Dopo poco, però, chiede allo stesso figlio di dargli un euro e questi, pur potendo rendere quel che aveva ricevuto, gli risponde “no”. Credo che siamo tutti d’accordo sull’ingratitudine di un tale figlio e di come egli offenda il generoso padre. Bene, questo è proprio quel che accade a noi. Dio ogni settimana dona a ciascuno di noi 168 ore da vivere…in cambio ce ne chiede una sola. Oggi sono davvero tanti, troppi, i figli che gli rispondono “no, ho altro da fare”. E anche per questo il cuore si indurisce, perché in quell’ora che si rifiuta di dare a Dio, in realtà, si rifiutano gli aiuti soprannaturali che Dio ci dona per la nostra sopravvivenza soprannaturale: la preghiera, la parola di Dio e, soprattutto, l’Eucaristia centro e culmine di tutta la vita cristiana e fonte di ogni grazia, perché in essa è realmente presente in corpo, sangue, anima e divinità lo stesso Autore della Grazia, Gesù Cristo Nostro Salvatore e Signore.
Dunque, cari fratelli e sorelle, anzitutto non permettiamo che le cure e le preoccupazioni di questo mondo dimentico di Dio induriscano il nostro cuore. Approfittiamo del tempo di Avvento per prepararci al meglio a ricevere il Signore che viene. Per farlo dobbiamo anzitutto accostarci con più frequenza ai sacramenti, soprattutto la confessione sacramentale e la Santa Messa, anzitutto quella domenicale, ma se possibile, almeno in questo “tempo forte”, andare anche durante la settimana: se ne ricaverebbero copiosissimi frutti spirituali. Inoltre, aumentare la preghiera personale, che è la zappa spirituale con cui dissodiamo il terreno inaridito del nostro cuore e lo prepariamo a ricevere i tesori della Grazia che Dio ci dona.
Nel Vangelo di oggi Gesù ci invita a «vegliare» per non farci trovare addormentati al suo ritorno. Quando poi venne l’ora delle tenebre egli disse ai suoi discepoli: «vegliate e pregate per non entrare in tentazione». La preghiera ci tiene spiritualmente desti.
Alziamo dunque gli occhi al cielo e insieme al salmista imploriamo: «Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte» (Sal 79).

Ritorna Signore e rendici pronti ad accoglierti; aiutaci a vegliare nella notte di questo secolo; rivestici della tua luce e del tuo amore, affinché sin d’ora possano risplendere in noi in questa vita e fino alla fine dei secoli nella prossima. Amen.

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