Alle ore 15 e 25
di ieri, 7 ottobre festa della Madonna del Rosario, con circa un'ora di ritardo
rispetto al solito, mi è giunto nella casella di posta elettronica il
bollettino del Vatican Information Service.
Scorrendo il sommario, nei titoli
noto che si fa menzione della seconda e della terza congregazioni generali. Con
una certa curiosità, sono dunque andato a leggere questi brani, che non so come
chiamare altrimenti. Infatti, la prima impressione, è stata di trovarmi dinanzi
il verbale di un'assemblea sindacale. Non voglio nascondere lo sconcerto, e per
certi versi la rabbia, in cui tale lettura mi ha sprofondato.
Grazie a Dio, e
questo va detto a beneficio di tutti, pur rivestendo tale comunicato carattere
di una certa "ufficialità", il suo valore dottrinale e dogmatico è
pari allo zero. Non vale nulla e non obbliga alcuno in coscienza. Purtroppo,
essendo indirizzato anzitutto ai media che non fanno alcuna distinzione,
l'effetto è catastrofico, perché è il messaggio che viene amplificato ai
quattro angoli del globo e, purtroppo, esso è pieno zeppo di almeno di equivocità...per non dire altro che cercherò di spiegare meglio...
Sarebbe troppo
lunga un’analisi dettagliata di ogni affermazione e, questo esula dai fini di
questo post che vuole invece essere il più possibile divulgativo, perché
moltissimi pastori e fedeli stanno vivendo un momento di disorientamento senza
precedenti. Non c’è bisogno di troppe chiacchiere o giri di parole: c’è bisogno
di verità e semplicità. Da qui la prima considerazione.
Sul reiterato invito a “rinnovare e
adeguare il linguaggio”.
Questo invito è
stato ripetuto in entrambe le congregazioni. Nella prima delle due, che poi
sarebbe la seconda congregazione generale,
«è
emersa la necessità di adeguare il linguaggio della Chiesa, affinché la
dottrina sulla famiglia, la vita, la sessualità sia compresa nel modo giusto: bisogna entrare in dialogo con il mondo,
guardando all’esempio del Concilio, ovvero con un’apertura critica, ma sincera.
Perché se la Chiesa non ascolta il
mondo, il mondo non ascolterà la Chiesa»;
nella seconda
delle due, o terza generale
«il dibattito si è soffermato sull’esigenza di rinnovare il linguaggio
dell’annuncio del Vangelo e della trasmissione della dottrina: la Chiesa
deve aprirsi di più al dialogo, deve ascoltare più frequentemente (e non solo
in casi eccezionali) le esperienze delle coppie sposate, poiché le loro lotte, i loro fallimenti non
possono essere ignorati, anzi: possono
essere fondamento di una teologia reale, vera»
salvo poi
manifestare perplessità dinanzi ad un suggerimento dell’Instrumentum laboris
«di approfondire il concetto, di ispirazione
biblica, di ''ordine della creazione'', come possibilità di rileggere in modo
più significativo la ''legge naturale'': non basta cambiare il vocabolario, si
è detto, se poi non si riesce a creare un ponte di dialogo efficace con i
fedeli. In questo senso, la tanto avvertita e diffusa esigenza di cambiamento è
da intendere -si è detto- come conversione pastorale, per rendere l’annuncio
del Vangelo più efficace».
In verità quanto
sopra basterebbe per dover versare fiumi di inchiostro…e di lacrime.
Per cominciare voglio riportare quanto scrive san Pio X nell'incipit dell'enciclica Pascendi:
L'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole [...]
E questo per sé basterebbe: il cambio del linguaggio finisce per cambiare la dottrina, e su questo davvero bisognerebbe scrivere un trattato, ma come ho detto, questo scritto che vuole essere indirizzato ai semplici, alle pecore dell’ovile di nostro Signore che rischiano di essere scandalizzate, disperse e sbranate perché nel recinto a quanto sembra, sono entrati lupi e mercenari...e in tutta semplicità anche a quei pastori che ancora resistono o che in coscienza sentono che qualcosa proprio non va...
Per cominciare voglio riportare quanto scrive san Pio X nell'incipit dell'enciclica Pascendi:
L'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole [...]
E questo per sé basterebbe: il cambio del linguaggio finisce per cambiare la dottrina, e su questo davvero bisognerebbe scrivere un trattato, ma come ho detto, questo scritto che vuole essere indirizzato ai semplici, alle pecore dell’ovile di nostro Signore che rischiano di essere scandalizzate, disperse e sbranate perché nel recinto a quanto sembra, sono entrati lupi e mercenari...e in tutta semplicità anche a quei pastori che ancora resistono o che in coscienza sentono che qualcosa proprio non va...
Un breve accenno
all’ultima delle affermazioni. Noto en
passant che le perplessità riguardo all'approfondire il concetto di "ordine della creazione" espresse riguardano un concetto realmente
cattolico e, come lo stesso comunicato nota, fondato biblicamente. Qui no, non
dobbiamo parlare di legge naturale né approfondire concetti correlati, no, in
questo caso qui non basta cambiare il
vocabolario se poi non si riesce a creare un ponte di dialogo efficace con i
fedeli. Cos’è che rende efficace l’annuncio del Vangelo? Una “conversione
pastorale” che spero di non sbagliare intendendo come “conversione dei pastori” visto anche quello che era scritto prima.
Questo non è sicuramente sbagliato, la conversione anzitutto, ma come si può spiegare il matrimonio nel
disegno di Dio senza parlare e approfondire il concetto di legge naturale? No,
quel che conta per i novatori è la prassi.
Com’è possibile
che le lotte e i fallimenti delle coppie
sposate possano essere fondamento di una teologia reale e vera? Questo è uno slogan e basta, senza
alcun fondamento nella realtà. La teologia è lo studio su Dio e fondamento
della teologia è la Rivelazione positiva (la Sacra Scrittura, il Magistero
della Chiesa, la Tradizione): non la prassi! Molti potrebbero (e dovrebbero) giustamente
domandarsi dove conduca una simile strada: a cambiare il concetto vero di Dio
che abbiamo in noi e che Dio stesso ci ha rivelato, per modellare in noi un dio
a nostra immagine, a immagine delle nostre debolezze e miserie…in fondo trattasi
di una nuova forma di idolatria, in cui il vitello è all’interno di ciascuno di
noi, è un concetto falso di Dio che si è formato nella nostra coscienza.
Ancora, sono
cinquant'anni che sentiamo parlare di aggiornamento,
di adeguamento, di rinnovamento… belle parole che hanno
distrutto e devastato la Fede a cominciare proprio da quei paesi i cui pastori
erano stati paladini di tale politica negli anni del concilio: Olanda, Belgio,
Francia, o quella Germania da dove ancor oggi si pretende di venire ad
insegnare cosa sia la Fede, quando piuttosto sembra che la fede costoro
l’abbiano persa da tempo.
Come è possibile
che nessun pastore insorga per dire che il linguaggio no, non si deve toccare.
O meglio, che si dovrebbe avere piuttosto il coraggio di tornare indietro, di
tornare al Vangelo: alla sua semplicità, schiettezza e chiarezza cristallina,
al parlare SI SI NO NO.
Ho la nausea del
parlare "aggiornato" di
certi pastori-mercenari, ho la nausea di quella lingua ecclesialese che riempie i
discorsi di parole senza dire alcunché, ho la nausea del parlare buonista e politicamente
corretto di una certa chiesa (con la C minuscola) che in spirito di
prostituzione è prona verso un mondo contrario al Vangelo e che cerca
l’approvazione di quello stesso mondo che, a cominciare da nostro Signore, ha sempre
ucciso e torturato i testimoni (martiri) del Vangelo e della Verità. Non è la
Chiesa che deve ascoltare il mondo, aprirsi al mondo, farsi cambiare dal mondo,
ma piuttosto è la Chiesa che è stata posta nel mondo per esserne il lievito, la
luce, il sale… E se il sale perde il sapore, a che servirà? Gesù stesso ci dice
che la Chiesa è nel mondo, ma non è del mondo.
Per questo mi sento di fare un appello ai
veri pastori.
Pastori, abbiamo
bisogno di parole chiare, secondo Dio e non secondo il mondo. Si dice che
bisogna evangelizzare, ma di quale evangelo stiamo parlando? Dove sono le
citazioni evangeliche e i fondamenti biblici di una pastorale, che nei fatti si
dimostra opposta alla verità rivelata?
Si ha
l'impressione che la nuova evangelizzazione non riguardi solo un modo nuovo di
proporre il Vangelo, bensì un nuovo vangelo. Quel che si propone non è il
Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo, Luca, Marco e Giovanni,
ma un vangelo secondo il mondo o secondo Kasper: pieno zeppo di ipocrisia,
buonismo, luoghi comuni e, soprattutto, contrario al Vangelo.
Pastori, abbiamo
bisogno di parole chiare e vere, non di giri di chiacchiere in cui si afferma
tutto e il contrario di tutto, in cui si giunge ad accettare e giustificare il
peccato in se stesso, e non solo il peccatore che la Chiesa ha sempre accolto
come madre.
Abbiamo bisogno di pastori santi e predichino con
chiarezza il Vangelo di Gesù Cristo: che invitino alla conversione tutti,
perché questo è il mandato dato da nostro Signore in persona, che mai ha
affermato di non fare "proselitismo", ma piuttosto ha detto di andare
in tutto il mondo a predicare il Vangelo e chi crederà sarà salvo.
Mi rendo conto di essermi sin qui dilungato eccessivamente
rispetto alle mie intenzioni primigenie, e di questo ne domando perdono al
lettore. Vi sono ancora molte “scottanti” considerazioni da fare riguardo altri
contenuti di questo comunicato preoccupante perché dimostra l’esistenza di “una
linea”, tutt’altro che “retta”, tuttavia credo che quanto sin qui detto sia più
che sufficiente per un primo post. In giornata spero di avere il tempo di farne
un altro che credo ancora più “urgente”…
AMDG
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