San Paolo diceva ai Galati "Mi
avete ricevuto come un angelo di Dio. Io infatti vi rendo testimonianza che, se
fosse stato possibile, vi sareste cavati persino gli occhi per darli a me"
(Gal 4, 14-15). Egli però, pur essendo stato fatto segno di tanto onore, forse
che li risparmiò, a motivo dell’onore ricevuto, e li abbandonò nell’errore,
temendo d’essere da loro rinnegato o elogiato con meno trasporto, poiché li
rimproverava? Se avesse agito così, sarebbe stato tra coloro che pascono se
stessi e non le pecore.
Avrebbe infatti ragionato così: Che me ne importa? Ciascuno faccia ciò che gli piace; il mio sostentamento è assicurato, e così pure il mio onore. Ho latte e lana a sufficienza. Vada pure ciascuno dove gli pare. Ma davvero? Ogni cosa è a posto per te quando ciascuno va dove gli pare? Non voglio supporre che tu sia vescovo; ti prendo come uno qualunque del popolo: ma anche allora varrebbero per te le parole: "Se un membro soffre, ne soffrono insieme tutte le membra" (1Cor 12, 27). Pertanto l’Apostolo, ricordando ai lettori come si erano comportati nei suoi riguardi per non sembrare dimentico dell’onore da loro ricevuto, attesta che lo accolsero come un angelo di Dio e che, se fosse stato possibile, si sarebbero persino cavati gli occhi per darli a lui. Nonostante ciò, però, egli si china sulla pecora malata, in via di decomposizione, per incidere la piaga e non lasciar progredire l’infezione. […]
Avrebbe infatti ragionato così: Che me ne importa? Ciascuno faccia ciò che gli piace; il mio sostentamento è assicurato, e così pure il mio onore. Ho latte e lana a sufficienza. Vada pure ciascuno dove gli pare. Ma davvero? Ogni cosa è a posto per te quando ciascuno va dove gli pare? Non voglio supporre che tu sia vescovo; ti prendo come uno qualunque del popolo: ma anche allora varrebbero per te le parole: "Se un membro soffre, ne soffrono insieme tutte le membra" (1Cor 12, 27). Pertanto l’Apostolo, ricordando ai lettori come si erano comportati nei suoi riguardi per non sembrare dimentico dell’onore da loro ricevuto, attesta che lo accolsero come un angelo di Dio e che, se fosse stato possibile, si sarebbero persino cavati gli occhi per darli a lui. Nonostante ciò, però, egli si china sulla pecora malata, in via di decomposizione, per incidere la piaga e non lasciar progredire l’infezione. […]
MAI DUNQUE SUCCEDA CHE VENIAMO A
DIRVI: "Vivete come vi pare! State tranquilli! Dio non
condannerà nessuno: basta che conserviate la fede cristiana. Egli vi ha
redenti, ha sparso per voi il sangue: quindi non vi dannerà. Che se vi viene la
voglia d’andarvi a deliziare con gli spettacoli, andateci pure! Alla fin fine
che male c’è? E queste feste che si celebrano nell’intera città, con grande
tripudio di gente che banchetta e - come essa crede - si esilara, mentre in
realtà si rovina, alle mense pubbliche... andateci pure, celebratele
tranquilli: tanto la misericordia di Dio è senza limiti e tutto lascerà
correre! Coronatevi di rose prima che marciscano (Cf. Sap 2, 8)! E anche dentro
la casa del vostro Dio, quando ve ne venisse la voglia, banchettate pure!
Rimpinzatevi di cibi e bevande insieme con i vostri amici. Queste creature,
infatti, ci sono state date proprio affinché ne godiate. O che Dio le avrebbe
mai date agli empi e ai pagani, negandole poi a voi?".
SE VI FACESSIMO DI QUESTI DISCORSI,
FORSE RADUNEREMMO ATTORNO A NOI FOLLE PIU' NUMEROSE; E, SE PUR CI FOSSERO
ALCUNI CHE S'ACCORGESSERO COME NEL NOSTRO PARLARE DICIAMO DELLE COSE INESATTE,
CI INIMICHEREMMO QUESTI POCHI, MA GUADAGNEREMMO IL FAVORE DELLA STRAGRANDE
MAGGIORANZA. Tuttavia, comportandoci in
questa maniera, vi annunzieremmo non le parole di Dio o di Cristo, ma le nostre
parole; e saremmo pastori che pascono se stessi, non le pecore.
Dopo aver detto che cosa amino questi
pastori, [il profeta] ci dice che cosa trascurino. Pecore viziate si trovano
infatti per ogni dove, mentre sono pochissime le pecore sane e grasse, cioè
nutrite del solido cibo della verità e capaci, per dono di Dio, di cibarsi in
buoni pascoli. Ora i cattivi pastori non risparmiano nemmeno queste. Non basta
loro trascurare le prime, cioè le malate, le deboli, le fuorviate, le sperdute;
per quanto sta in loro, essi ammazzano anche le forti e le grasse. Eppure esse
vivono: vivono per un dono della misericordia di Dio, ma, per quel che dipende
dai pastori cattivi, essi le uccidono. In che modo, mi chiederai, le uccidono?
Vivendo male, dando cattivo esempio. […]
Come giudicare allora quei pastori
che, per timore di dispiacere a chi li ascolta, non solo non premuniscono i
fedeli contro le tentazioni che li sovrastano ma anche promettono una felicità
temporale che Dio in nessun modo ha promessa allo stesso mondo? […]
Parlar chiaro di certe cose e
annunziare che ci saranno delle sofferenze è un rafforzare chi è debole. […]
(Sant'Agostino - Sermone n. 46, 8-9)
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