martedì 30 settembre 2014

Monito ai Pastori della Chiesa da un vero e grande Pastore.


San Paolo diceva ai Galati "Mi avete ricevuto come un angelo di Dio. Io infatti vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati persino gli occhi per darli a me" (Gal 4, 14-15). Egli però, pur essendo stato fatto segno di tanto onore, forse che li risparmiò, a motivo dell’onore ricevuto, e li abbandonò nell’errore, temendo d’essere da loro rinnegato o elogiato con meno trasporto, poiché li rimproverava? Se avesse agito così, sarebbe stato tra coloro che pascono se stessi e non le pecore.
Avrebbe infatti ragionato così: Che me ne importa? Ciascuno faccia ciò che gli piace; il mio sostentamento è assicurato, e così pure il mio onore. Ho latte e lana a sufficienza. Vada pure ciascuno dove gli pare. Ma davvero? Ogni cosa è a posto per te quando ciascuno va dove gli pare? Non voglio supporre che tu sia vescovo; ti prendo come uno qualunque del popolo: ma anche allora varrebbero per te le parole: "Se un membro soffre, ne soffrono insieme tutte le membra" (1Cor 12, 27). Pertanto l’Apostolo, ricordando ai lettori come si erano comportati nei suoi riguardi per non sembrare dimentico dell’onore da loro ricevuto, attesta che lo accolsero come un angelo di Dio e che, se fosse stato possibile, si sarebbero persino cavati gli occhi per darli a lui. Nonostante ciò, però, egli si china sulla pecora malata, in via di decomposizione, per incidere la piaga e non lasciar progredire l’infezione. […]
MAI DUNQUE SUCCEDA CHE VENIAMO A DIRVI: "Vivete come vi pare! State tranquilli! Dio non condannerà nessuno: basta che conserviate la fede cristiana. Egli vi ha redenti, ha sparso per voi il sangue: quindi non vi dannerà. Che se vi viene la voglia d’andarvi a deliziare con gli spettacoli, andateci pure! Alla fin fine che male c’è? E queste feste che si celebrano nell’intera città, con grande tripudio di gente che banchetta e - come essa crede - si esilara, mentre in realtà si rovina, alle mense pubbliche... andateci pure, celebratele tranquilli: tanto la misericordia di Dio è senza limiti e tutto lascerà correre! Coronatevi di rose prima che marciscano (Cf. Sap 2, 8)! E anche dentro la casa del vostro Dio, quando ve ne venisse la voglia, banchettate pure! Rimpinzatevi di cibi e bevande insieme con i vostri amici. Queste creature, infatti, ci sono state date proprio affinché ne godiate. O che Dio le avrebbe mai date agli empi e ai pagani, negandole poi a voi?". 
SE VI FACESSIMO DI QUESTI DISCORSI, FORSE RADUNEREMMO ATTORNO A NOI FOLLE PIU' NUMEROSE; E, SE PUR CI FOSSERO ALCUNI CHE S'ACCORGESSERO COME NEL NOSTRO PARLARE DICIAMO DELLE COSE INESATTE, CI INIMICHEREMMO QUESTI POCHI, MA GUADAGNEREMMO IL FAVORE DELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA. Tuttavia, comportandoci in questa maniera, vi annunzieremmo non le parole di Dio o di Cristo, ma le nostre parole; e saremmo pastori che pascono se stessi, non le pecore.
Dopo aver detto che cosa amino questi pastori, [il profeta] ci dice che cosa trascurino. Pecore viziate si trovano infatti per ogni dove, mentre sono pochissime le pecore sane e grasse, cioè nutrite del solido cibo della verità e capaci, per dono di Dio, di cibarsi in buoni pascoli. Ora i cattivi pastori non risparmiano nemmeno queste. Non basta loro trascurare le prime, cioè le malate, le deboli, le fuorviate, le sperdute; per quanto sta in loro, essi ammazzano anche le forti e le grasse. Eppure esse vivono: vivono per un dono della misericordia di Dio, ma, per quel che dipende dai pastori cattivi, essi le uccidono. In che modo, mi chiederai, le uccidono? Vivendo male, dando cattivo esempio. […]
Come giudicare allora quei pastori che, per timore di dispiacere a chi li ascolta, non solo non premuniscono i fedeli contro le tentazioni che li sovrastano ma anche promettono una felicità temporale che Dio in nessun modo ha promessa allo stesso mondo? […]
Parlar chiaro di certe cose e annunziare che ci saranno delle sofferenze è un rafforzare chi è debole. […]

(Sant'Agostino - Sermone n. 46, 8-9)

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